Page 12 - Milano Periferia
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che continuavano a crescere attorno ai massicci della Montecatini (di cui
la Bovisa fungeva da privata stazione) e della Breda: ricordo la "Ceretti
e Tanfani", di Via Durando, la "Feltrinelli-Legnami" di Via Lambruschini,
la "Sias" di Via Cernobbio, la "Sorini e Migliavacca" di Viale Espinasse
e poi la "Sirio", la "Sessa e Cantù", la "Società Ital. per i prodotti del-
l ’ I n d u s t r i a C h i m i c a " , la "Brancardi", la "Origoni", la "Ranci", la
"Edoardo Piatti" etc.

Fabbriche e operai si infiltravano anche in altri punti della fascia perife-
rica: ad es. le "Officine Meccaniche" (già Meani e Silvestri), tra le più
importanti d’Italia per la costruzione del materiale mobile ferroviario occu-
pavano, come anche oggi, una vasta area di 220.000 mq. - di cui 78.500
coperti da 27 fabbricati - fuori di Porta Vigentina, vicino alla ferrovia
di circonvallazione che unisce la stazione di Porta Sempione con Porta
Romana, raccordandosi con quest’ultima.

Sempre nei pressi di Porta Romana sorgeva la "Ferriera Lurani" e più
sotto la "Brown-Boveri", a Rogoredo l’acciaieria "Siemens-Martin". Nei
paraggi di Porta Venezia la "Ceramica Lombarda", la "Bertelli", la "Mi-
gone", la "Langen e Wolf" (fabbrica di motori a gas Otto), la "Zen".

Attorno a Porta Genova quelle di Via Savona: la "Lucchini Perego e C.",
la "Max Mayer", la "Portalupi", la "Banfi", la "Fontana Luigi e C.",
la "Osram", la "Carlo e Silvio Fino" e a Sud tra il Naviglio Grande e il
Pavese la "Richard-Ginori" e più antica di tutte la "Cartiera Binda".

Devo omettere molti altri nomi ma non, cennando qua e là, la "Marelli" di
Sesto, la "Larini e Nathan" dell’Alzaia Pavese, la "Stigler" di Via Gali-
leo) la "Koristka" di Parco Sempione, la "Isotta Fraschini" di Viale Mon-
te Rosa, "Bianchi" di Via Pascoli, la "Macchi e Passoni" di Via Farini,
prima in Italia nella costruzione di colossali torni a piattaforma orizzontale.

Milano dunque epicamente ferveva ai suoi margini di gesta operaie e ciò
che batteva alle sue porte era, con la languida campagna lombarda, I’Eu-
ropa, donata dai poveri ai "sciòr" non ancora vagheggianti certe mega-
lomanie americane. La borghesia imprenditoriale infatti, attraverso gli
organi comunali provvedeva a sistemare i nuovi ceti operai in case alme-
no più decenti. Veramente una "Società edificatrice di case operaie"
era sorta a Milano già dal 1861 ottenendo le prime cessioni gratuite di
aree fabbricabili, ma é soprattutto poco avanti e subito dopo la prima
guerra mondiale che la nostra città affronta un piano edilizio volonteroso,
pur tra inevitabili errori, predisponendo un vasto programma per il miglio-
ramento delle condizioni delle classi dei meno abbienti.

Non é il caso in questo breve excursus, di addensare dettagli sullo svol-
gersi di questa prima espansione urbanistica legata al graduale aumento
degli operai residenti a Milano. Tra il 1905 e il 1909 vengono costruite le
case popolari di Via Mac Mahon, di Via Tibaldi, di Via Spaventa, tra il
1911 e il 1912 quelle di Via Lulli, di Viale Lombardia, di Via Cialdini (per
tranvieri).
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